Il settore del pesce d’allevamento può diventare ecosostenibile? Una domanda cui, da tempo, si sta tentando di dare una risposta positiva. Sul tema è presente la Fnovi, Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani che ha più volte espresso alla FVE l’auspicio di un allevamento ecosostenibile, anche in acquacoltura. Il problema dell’ecosostenibilità nasce dal fatto che i pesci delle cosiddette ‘fish farm’ (create per evitare l’esaurimento delle risorse marine) vengono allevati con farine e oli ricavati dal pescato meno pregiato catturato in mare.
Problema che, in Europa, è noto agli addetti ai lavori e sono diverse le ricerche in corso per trovare una soluzione, come la realizzazione di mangimi alternativi o di allevamenti biologici.
Tra le ricerche più interessanti, c’è quella del Nifes, l’istituto norvegese di ricerca sull’alimentazione, che sta studiando la possibilità di utilizzare gli insetti per alimentare i salmoni.
I numeri raccontano l’importanza del settore: l’acquacoltura in Europa costituisce quasi il 10% del mercato ittico, con il salmone in cima alla classifica, seguito dalla trota e, tra le specie mediterranee, da orata e spigola. Dal 1998 la Commissione Europea finanzia numerosi progetti di ricerca in merito: l’ultimo, ancora in corso, studia proprio i mangimi alternativi e tra i partner c’è l’Università italiana dell’Insubria (Como).
Negli Stati Uniti si sta già sperimentando la possibilità di allevare trote con un mix di alghe, olio di semi di lino e sottoprodotti di origine vegetale; il risultato finale consente di ottenere un buon equilibrio di acidi grassi, e contiene meno inquinanti rispetto ai pesci allevati con mangimi a base di ingredienti di origine marina.
Il punto dolente di soluzioni del genere, come spesso accade, è rappresentato dai costi elevati. L’obiettivo più tangibile, inserito anche nell’Annual Report 2014 della Federazione degli acquacoltori europei, è l’utilizzo delle risorse disponibili in modo responsabile, tenendo conto di tutti gli aspetti economici, zootecnici, di benessere e salute animale e di qualità del prodotto. Il dibattito si sposta quindi sul come diminuire il FFDR (Fish Feed Dependency Rate), il parametro che indica i chilogrammi di pesce selvatico necessari per produrre un chilo di pesce allevato.