In questi ultimi anni abbiamo letto articoli e ascoltato dibattiti sulle cause dell'inquinamento ambientale imputato, il più delle volte a gran voce, agli allevamenti Italiani intensivi e non. Agli osservatori più attenti tuttavia, non sarà certamente sfuggito che, mai come in questo periodo, l'inquinamento atmosferico si sia ridotto a livelli minimi rispetto agli ultimi anni.
Ciò è supportato dalle immagini del satellite Sentinel 5 nell'ambito del programma europeo Copernicus sviluppato dall'ESA (Agenzia Spaziale Europea) nelle quali si evidenzia una forte riduzione nell'atmosfera di biossido di azoto, uno dei marcatori dell'inquinamento ambientale.
Facendo un'analisi del particolare momento temporale, si evidenzia una fortissima riduzione della circolazione di veicoli e il blocco di diverse attività produttive industriali ma non l'interruzione della gestione degli allevamenti intensivi di animali, sempre aperti e in piena produzione al fine di garantire alla filiera alimentare italiana latte, carne, uova e formaggi per i consumatori finali.
Ma allora gli allevamenti italiani inquinano?
Una recente ricerca, condotta dai Professori Roberto De Vivo e Luigi Zicarelli del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Università di Napoli Federico II, mostra come la zootecnia italiana non aumenti l'emissione di GHG (green house gas=gas serra ) in atmosfera ma contribuisca alla loro diminuzione, in quanto il bilancio tra la quantità di CO2 prodotta dagli animali e quella fissata nei foraggi utilizzati per la loro alimentazione è nettamente (+32%) a favore di quest'ultimi.