Il 25 novembre è la data scelta per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne e sono molti gli eventi dedicati all’approfondimento di una tematica che richiede ancora molto impegno per essere risolta.
Il 25 novembre 1960 Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, sorelle e attiviste politiche, furono assassinate dopo essere state violentate e torturate su ordine del dittatore domenicano Trujillo.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione per l'eliminazione della violenza contro le donne ufficializzando la data scelta dalle attiviste latinoamericane nel 1993 ma già dal 1991 ogni anno è realizzata la Campagna dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere che si conclude il 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani.
Daniela Mulas vicepresidente Fnovi porterà il suo contributo al convegno organizzato dal Ministero della Salute “La prevenzione degli episodi di violenza sulle lavoratrici della sanità" che sarà disponibile in streaming sul canale Youtube e pagina Facebook del Ministero.
Nella professione medico veterinaria le colleghe sono aumentate del 53,6%: in 10 anni sono passate dal 37,4% al 46,5% del totale degli iscritti.
“Quando parliamo di violenza – afferma la vicepresidente FNOVI - però non ci riferiamo solo agli episodi di violenza fisica ma intendiamo ampliare lo sguardo verso tutti quei fenomeni di discriminazione di genere con cui ancora oggi le veterinarie devono fare i conti. La professione è ancora oggi vista nella mentalità corrente come prettamente al maschile, con minor fiducia nella figura della “donna” veterinaria e molti sono i meccanismi di discredito messi in atto più o meno consapevolmente. Mi riferisco qui agli episodi di violenza verbale che vanno dagli apprezzamenti personali offensivi tramite scritte minacciose e offensive, al discredito sui social fino ai fenomeni di stalking. Penso alle differenze nelle retribuzioni a parità di compiti; alle maggiori difficoltà nell'accesso alle carriere; alla disparità professionale fondata sul genere; alla discriminazione nell’uso del linguaggio: siamo chiamate signora e anche se abbiamo acquisito titoli di studio o professionali prestigiosi subiamo una delegittimazione del ruolo.”
Nel campo della medicina veterinaria, nell’ambito della sanità pubblica di prevenzione e tutela della salute umana e repressione delle frodi sanitarie, del benessere degli animali da reddito ed affezione e in quella della sicurezza degli alimenti, e di tutta la filiera alimentare dei prodotti di origine animale, le intemperanze e aggressioni sono legate per lo più a fattori, ricadenti in prevalenza in quella che è considerata una diretta o indiretta “interferenza” negli interessi economici e commerciali degli operatori. Nel campo della medicina veterinaria privata non mancano episodi di aggressioni che si manifestano allo stesso modo di quello che succede negli ospedali italiani, nei pronto soccorso, negli ambulatori di guardia medica e si registra un'escalation di aggressioni contro i medici veterinari, che purtroppo quasi mai sporgono denuncia se non in caso di gravi lesioni fisiche.
Proprio per questo non si riesce a quantificare l’entità del problema. Questi episodi riguardano ovviamente tutti i professionisti a prescindere dal genere ma è facile intuire le modalità che aggravano il disagio vissuto dalle colleghe, specialmente se lavorano da sole. Le differenze fisiche naturali tra maschio e femmina, dunque le specifiche caratteristiche e capacità dei corpi, sono state tradotte in una serie di disuguaglianze sociali nel corso della storia, come la divisione del lavoro, lo squilibrio nello svolgimento delle attività domestiche e di cura, il diverso accesso all'autonomia e alla sfera pubblica, politica ed intellettuale, nonché il divario tra due mondi simbolici opposti. Tutto ciò ha solitamente visto la componente femminile dalla parte più limitata nelle possibilità e oppressa nella quotidianità.
“Per educare alla non violenza è necessario lavorare fin dall'infanzia sulla creazione di relazioni positive e paritarie – conclude Daniela Mulas - Fin dall'infanzia si possono creare occasioni di confronto per educare alla non violenza. Il lavoro di sensibilizzazione e prevenzione necessario per il contrasto alla violenza maschile sulle donne e l’educazione a relazioni non violente passa per la possibilità offerta alle nuove generazioni, di riflettere su sé stessi e sul rapporto con gli altri.”.