Coccidiostatici e prescrizione veterinaria: posizioni FVE e FNOVI

13/06/2016
.

La FVE è intervenuta in tema di coccidiostatici e prescrizione medico veterinaria.
La coccidiosi è una malattia parassitaria presente anche negli allevamenti con alti standard igienico-sanitari. I coccidiostatici sono pertanto ad oggi ritenuti indispensabili per proteggere la salute e il benessere del pollame e altre specie contro la coccidiosi. Il problema dei coccidiostatici è, al momento attuale, lo sviluppo di resistenza.
Attualmente i coccidiostatici sono per lo più registrati non come medicinali veterinari ma come additivi.

Questo li pone al di fuori dall’obbligo di prescrizione medico veterinaria. La posizione condivisibile della FVE di volerli portare sotto controllo medico veterinario al fine di permetterne una migliore sorveglianza anche in termini di farmacovigilanza e una loro riduzione nel tempo pone tuttavia alcuni problemi che necessitano di una attenta riflessione essendo il problema, molto complesso.
Il documento FVE non chiarisce se la collocazione dei coccidiostatici in virtù della prescrizione rimarrebbe  all’interno del Regolamento 1831 o se li vedrebbe passare sotto la normativa del Medicinale veterinario e dunque dei Mangimi medicati.
La differenza non è minima dato quanto evidenziato nella disamina relativa ai vincoli posti dalla bozza di regolamento sui medicinali veterinari non solo alla profilassi ma anche all’associazione di farmaci.
Il problema della coccidiosi, particolarmente in coniglicoltura, settore nel quale l’Italia è leader in Europa, è tale che difficilmente si riscontra un quadro così evidente da imporre un trattamento specifico. I coccidi ci sono quasi sempre. Quello che differenzia la prognosi, al di là della maggior o minor patogenicità di una specie rispetto all'altro, è il livello quantitativo, sia sui soggetti campionati, esempio dopo necroscopia, oppure tramite controllo delle feci, del livello di oocisti nell'ambiente.
L’endemicità, riconosciuta anche dalla FVE, della coccidiosi, la necessità di trattare in profilassi e non in metafilassi e la presenza di un arsenale diagnostico non propriamente efficace lascia, particolarmente per il settore della coniglicoltura, perplessi nei confronti delle soluzioni prospettate dalla FVE dato che in questo settore è poco probabile vedere arrivare un vaccino nei tempi utili alla programmazione prevista della loro riduzione. A questo si aggiungano le nuove tendenze in tema di benessere animale che si indirizzano ai parchetti e non alle gabbie con conseguente peggioramento del problema. Con il fondo in rete, gabbie, le feci cadono immediatamente nella fossa sottostante, diminuendo quasi del tutto anche se non azzerandolo, il contatto oro fecale, e la possibilità di re-ingestione. Con i parchetti questo non avverrà come già evidenziato da studi effettuati che indicano, in queste condizioni, un peggioramento della coccidiosi.
Se i coccidiostatici verranno riconosciuti come farmaci subordinati alla normativa sul medicinale veterinario facendoli uscire dal Reg. 1831, si porrà il problema del come comportarsi in caso di contemporanea presenza batterica in relazione alle difficoltà poste dalla normativa sui medicinali veterinari in tema di associazioni dato che la coccidiosi non è mai una patologia franca ma fattore di indebolimento con conseguente necessità di entrambi le classi di molecole; anticoccidici ed antimicrobici.
Se ne potrà sicuramente usare meno e con maggior razionalità, ma pensare che l'utilizzo dell'uno debba automaticamente escludere l'uso dell'altro, pone dei gravi rischi per la comparsa di forme aggressive a livello intestinale. A quanto esposto si aggiunga come il passaggio da additivo a medicinale, se ci sarà, comporterà la preparazione di un dossier diverso e questo porterà a stock out di prodotto che potrà durare anche mesi.
Se la prescrizione dunque deve fungere solo da strumento di tracciabilità del trattamento, ai fini di una conoscenza del problema da parte degli organismi posti a tutela della salute pubblica, di un maggior rispetto dei TS, più che un atto prescrittorio puro e semplice per ogni consegna di prodotto (mangime) contenente un coccidiostatico o anticoccidico, complicata e poco gestibile, si dovrebbe chiedere una definizione di Linee Guida Terapeutiche specifiche per azienda, in cui l'utilizzo del coccidiostatico sia sotto la supervisione ed il controllo di un veterinario aziendale, che con verifica temporanea, negli animali, ciclo per ciclo, autorizzi l'immissione di un specifico prodotto, per il ciclo in essere. Questo con verifica laboratoristica che dovrebbe essere implementata anche e soprattutto, sul piano della ricerca.

Fonte: 
Ufficio stampa FNOVI
FNOVI!
iscriviti alla newsletter di