Ragione Basilicata e randagismo: modificare la legge regionale è una priorità

20/03/2017
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Per quanto non si sia ancora spento l’eco delle polemiche per gli interventi di sterilizzazione su cani di proprietà realizzatesi, lo scorso 3 marzo, a cura di personale dipendente della ASP di Potenza, in località Piazzale Padre Pio a Maratea (PZ) all’interno di un camper, il programma itinerante non si fermerà ma continuerà come previsto, e già nuove date e nuovi “piazzali” sono stati individuati.
In una nota diretta al Ministro della Salute, ed a tutti gli soggetti istituzionalmente interessati, il Presidente Penocchio ha rilevato che non appaiono comprensibili le ragioni che sottendono la destinazione di risorse pubbliche su obiettivi di interesse privato, e ciò nonostante le attività in commento trovino la loro fonte di legittimazione nella Legge Regionale n.6/93 (art. 10) che affida il controllo della popolazione di cani e gatti mediante la limitazione delle nascite alla cura del Servizio Veterinario della USL competente per territorio, che lo effettua gratuitamente presso le strutture operative territoriali.

Per quanto la previsione contenuta nella legge regionale forse plausibile nel 1993, vista la necessità di intervenire per la prima volta sul fenomeno grave del randagismo, oggi appare totalmente ed ingiustificatamente surreale! E ove la confutazione fosse la gravità ancora attuale sul territorio del fenomeno del randagismo, allora ci sarebbe da chiedersi cosa è stato fatto in questi oltre 20 anni dall’entrata in vigore della Legge Regionale.
Per la FNOVI “lo strumento indispensabile ai fini della lotta al randagismo è la corretta, piena, universale gestione dell’anagrafe canina, che fonda sulla disponibilità di un numero di “sportelli” più elevato possibile; a questo fine risulta incomprensibile la scelta della Basilicata, unica nel nostro Paese, di non autorizzare i professionisti privati (presenti negli studi, ambulatori, cliniche, ospedali veterinari) all’implementazione del sistema anagrafico previa apposizione del microchip sui cani di proprietà. E ancora perché, a fronte della presenza su territorio di idonea rete di strutture veterinarie private, l’erogazione delle prestazioni di sterilizzazione viene eseguita su mezzi mobili non previsti - se non per le situazioni espressamente disciplinate - nell’Accordo Stato Regioni che disciplina le strutture veterinarie autorizzabili all’erogazione di prestazioni pubbliche e private”.
Dalla documentazione fotografica pervenuta a corredo delle denunce ricevute, emerge con incontestabile evidenza che le modalità di svolgimento delle prestazioni di sterilizzazione presentano profili di dubbia correttezza sotto il profilo delle buone prassi a tutela della salute animale, della sicurezza e del benessere del paziente animale: appare pertanto “incomprensibile l’indifferenza ed il disinteresse per il rispetto delle “Buone Pratiche Veterinarie””.
Penocchio scrive che “dopo oltre 20 anni è arrivato il momento di intervenire e di modificare una norma regionale che offende chi chiede ben altre risposte dal SSN. L’utilizzo di risorse pubbliche per interessi privati non è compatibile con le risposte di salute attese dai cittadini. La lotta al randagismo si deve basare su interventi etici, strutturati e armonizzati sul tutto il territorio nazionale” e richiama i contenuti della proposta predisposta, in collaborazione e accordo con gli altri stakeholder, consegnata al Tavolo Tecnico convocato dal Ministero della Salute.

Fonte: 
Ufficio stampa FNOVI
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