Le spese nel redditometro? I veterinari lanciano l'allarme

FISCO E ANIMALI. Le principali sigle mediche chiedono al Ministro Balduzzi di modificare le regole degli accertamenti
30/01/2013
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Un uomo, in provincia di Cremona, si è rifiutato di far applicare il microchip al cucciolo per paura di finire nel vortice dei controlli del redditometro. Un caso limite, figlio sicuramente della gran confusione che c'è su questo strumento di verifica di compatibilità finanziaria, ma che per i medici veterinari è un sintomo da non sottovalutare. Anmvi e FNOVI, principali sigle dei veterinari, chiedono al governo di intervenire, eliminando la voce "spese veterinarie" dal redditometro. Denuncia l'Anmvi: «L'episodio di Cremona costituisce una evidente distorsione del rapporto tra sanità veterinaria e fisco. L'identificazione del cane con microchip e la sua registrazione all'anagrafe canina regionale sono obbligatorie, ma l'Agenzia delle Entrate vanifica gli sforzi di osservanza delle leggi di sanità animale. Uno strabismo istituzionale assurdo».

Va giù pesante Gaetano Penocchio, Presidente di FNOVI: «Inserire le spese veterinarie nel redditometro produce dei danni gravissimi agli animali che vivono nelle nostre case, che rischiano di non avere più garantito un diritto che sembrava ormai acquisito in Italia: la salute. Ci sono voluti anni di lavoro da parte dei veterinari e degli animalisti perché transitasse il concetto che chi accoglie in casa un animale ne deve garantire il buono stato di salute: per la dignità dell'animale, per il rispetto della salute degli altri animali e perché alcune malattie se non tenute sotto controllo possono diventare delle zoonosi trasmissibili all'uomo», sottolinea Penocchio, secondo cui il redditometro «ha già prodotto un impatto negativo sui proprietari, con una ripercussione negativa sulla prevenzione veterinaria».
Le spese veterinarie si affrontano per «prevenire le malattie degli animali, curare malattie croniche o patologie gravi, magari tumorali, sostenendone la spesa con il versamento dell'Iva più alta che abbiamo - il 22% da luglio - e potendo detrarre al massimo 50 euro all'anno», spiega Penocchio. «Non ci aiuterà una franchigia, bisogna toglierle proprio dal redditometro».
Gli animali da compagnia sono presenti nel 42% delle famiglie italiane, secondo il quinto rapporto Assalco - Zoomark. In Italia, stima il report, ci sono quasi 7 milioni di cani e circa 7 milioni e mezzo di gatti. Conigli e roditori sono 1,8 milioni, mentre i rettili ammonterebbero a 1,4 milioni. Si stima poi che ci siano 13 milioni di uccellini in gabbia e quasi 10 milioni di pesci in vasca e acquari, secondo dati Euromonitor 2011.
(Fonte: L’Arena.it)

Fonte: 
Ufficio stampa Fnovi
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