Gestione del tempo, approccio proattivo e conoscenza della professione sono nostre responsabilità
Gestione del tempo, approccio proattivo e conoscenza della professione sono nostre responsabilità
Conosco una collega, la chiameremo Marta.
Marta è un medico veterinario di 40 anni, una libera professionista nel settore dei piccoli animali. Fa l’ecografista free lance da diversi anni dopo laurea, tirocinio, esperienze varie negli ambulatori.
La storia di molti insomma.
Marta ha avuto un bambino da pochi mesi, ha sospeso il lavoro lo stretto indispensabile per gestire fine gravidanza ed allattamento, ora ha ricominciato e nel frattempo sta finendo un percorso Cecev (certificazione di competenza ecografica veterinaria ed abilitazione per diagnosi cardiopatiche congenite del cane e del gatto di Fsa ed Enci) ed affronterà a breve l’esame.
Ora son certa che la maggior parte dei lettori è già giunto alla conclusione che Marta è arrabbiata con il mondo e con la sua scelta di vita: si affanna per fare tutto ed il suo pensiero principale è chi me lo ha fatto fare? E se non è così Marta non esiste.
Vi assicuro che è una collega in carne ed ossa, è una donna energica, serena con i suoi alti e bassi ovviamente, ma che non ho mai sentito lamentarsi una volta del troppo lavoro, dei crediti da raggiungere, della vita turbolenta.
Da marzo 2020 vedo il suo quadratino su Zoom a quasi tutti gli incontri di formazione organizzati dalla Federazione nel settore di suo interesse, per valorizzarsi nel sistema SPC, spesso ricerca e segue sul web i diversi corsi accreditati ECM gratuiti, gira i link ai colleghi per aiutarli a raggiungere il monte crediti richiesto. È in regola con la richiesta triennale di formazione continua, lavora, studia, coltiva la sua famiglia. Segue i social inerenti alla professione senza esserne influenzata, con senso critico, legge ponderando le fonti e chiedendo quando non conosce.
Quando parla di sé scherza sui mille impegni da incastrare, organizza, pianifica con energia e caparbietà, dice sempre che ci si deve interrogare su ciò che si vuole dalla vita, visualizzare gli obbiettivi e progettare gli step senza perdere l’entusiasmo e la lucidità.
E allora, cos’è Marta? Un’eroina, una super donna unica nel suo genere? Un’incosciente iperattiva che vive in un mondo di unicorni?
No, è una mamma, un medico veterinario fiera di essere entrambe le cose perché le ha scelte entrambe ben conscia di ciò a cui andava incontro ed attenta a modularsi in base al mondo che le cambia intorno. Anche a lei certe cose sembrano ingiuste ma capisce che per cambiarle ci vuole tempo, impegno, dedizione e conoscenza.
È determinata a essere il suo meglio, non è perfetta, a volte si scoraggia e si concede il tempo per metabolizzare le difficoltà e caricarsi per affrontarle.
La banalità del bene.
Marta quando mi leggerai so che tra la commozione scuoterai la testa e come una canzone dirai “non credo di essere così importante”. Ed invece ti sbagli perché sei un esempio per me e per molti colleghi che dovrebbero fermarsi prima di inveire sulla professione, maledire la burocrazia e la formazione continua ma dovrebbero imparare come funziona il mondo per poi avere l’immaginazione di cambiarlo.