INNOVAZIONE NEL FUTURO DEI VETERINARI, MA LA POLITICA VALORIZZI LA PROFESSIONE

Questo e molto altro nell’intervista rilasciata da Gaetano Penocchio alla rivista AboutPharma Animal Health
31/01/2020
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Il “sistema Paese” ha bisogno dei veterinari. Per la salute pubblica e la prevenzione. Ma anche per garantire sicurezza e salubrità della filiera agroalimentare, tutelando un fiore all’occhiello del made in Italy. Per ridisegnare il Servizio sanitario nazionale sotto il segno dell’approccio “One Health”, che significa interconnessione tra salute animale, umana e dell’ambiente”: questi e molti altri i temi affrontati dal Presidente FNOVI nella lunga intervista pubblicata sul numero 4 della rivista trimestrale Animal Health.

Al Presidente è stato richiesto di esprimersi sull’attuale stato di salute della professione veterinaria, pubblica e privata, chiedendogli quindi di formulare un consiglio per i giovani colleghi che si affacciano alla professione veterinaria.

Intervistato a proposito del recente insediamento della Consulta delle professioni presieduta dal Ministro Speranza, Penocchio ha sottolineato l’atteggiamento discontinuità con il passato del titolare del Dicastero, il quale ha sentito l’esigenza di avviare un tavolo di confronto stabile con le professioni sanitarie.

Ha poi respinto al mittente le notizie che imputano al settore zootecnico la criticità di rappresentare uno degli ambiti dove è maggiore il consumo degli antibiotici, presupposto per l’instaurarsi di fenomeni di resistenza. Alla domanda rivoltagli in argomento ha risposto chiedendo di uscire “da questo improbabile approccio: non si tratta di palleggiarsi responsabilità o diffondere analisi di comodo senza conoscere il contesto di riferimento, ma di operare finalizzando le proprie azioni all’uso consapevole del farmaco antimicrobico”.

Il Presidente, sollecitato in argomento, ha infine illustrato in che modo medicina veterinaria e ambientale possono integrarsi, sottolineando che i medici veterinari sono “uno dei pilastri della medicina preventiva, capaci di sviluppare modelli di sorveglianza ambientale basati sul biomonitoraggio animale che sia in grado di rilevare precocemente il rischio di un’esposizione zione umana a sostanze tossiche”.

Qui il testo integrale dell’intervista.

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