CONSIGLIO NAZIONALE - L’INTERVENTO DI CARLA BERNASCONI ALLA TAVOLA ROTONDA “LA PROFESSIONE POST PANDEMIA”

22/07/2021
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La medicina veterinaria degli animali da compagnia ha avuto negli ultimi 15 anni una notevole evoluzione anche per la crescente sensibilità sociale nei confronti degli animali. Tale evoluzione si è dovuta accompagnare evidentemente al progresso scientifico e culturale, ma anche a tutti gli aspetti non medici di gestione, digitalizzazione, comunicazione e organizzazione. Le così dette competenze trasversali o soft skills. La pandemia ha dato un’accelerata importante a questo processo, ci si è trovati davanti a scenari nuovi e inaspettati che si sono dovuti fronteggiare in pochi giorni, il passare poi dei mesi ci ha permesso di valutare meglio e di pensare ad una nuova organizzazione e gestione. Quanto è accaduto deve essere visto come una opportunità di crescita, tutte le nostre certezze e abitudini consolidate sono state azzerate in pochi giorni e abbiamo dovuto reinventare un modo di vivere e lavorare Siamo stati considerati da subito attività essenziale e questo sicuramente ha mostrato alla società l’importanza della nostra professione nel sistema salute, ma ci ha buttato in prima linea, come altre professioni della salute, senza la necessaria preparazione, responsabilmente abbiamo lavorato indefessamente per garantire la cura e il benessere degli animali, abbiamo imparato sul campo come fronteggiare l’emergenza. 

La FNOVI ha sempre comunque dato indicazioni importanti a tutti i medici veterinari.

Abbiamo capito la necessità di prepararsi ai cambiamenti mutando velocemente approccio e capacità di risposta e soluzioni. Vanno fatte alcune considerazioni relative anche alle strutture medico veterinarie: quelle che hanno sofferto di più sono state quelli medio piccole per problemi di gestione degli spazi e delle persone oltre alla gestione/presenza di medici veterinari che potessero assicurare le prestazioni nel rispetto delle norme anti-contagio. Molte strutture grandi hanno dovuto ridurre le prestazioni anche se spazi maggiori hanno reso più semplice far fronte alle richieste e garantire le prestazioni inizialmente urgenti e indifferibili per poi ampliare anche alle attività di cura e profilassi. Ad un anno di distanza si constata come molte prestazioni di profilassi vaccinale e antiparassitaria non siano state erogate. Oggi tutti hanno compreso la necessità/opportunità di modificare il sistema di erogazione delle prestazioni ricorrendo maggiormente alla programmazione del lavoro anche tramite offerte aggregate (piani salute, profilassi ecc.) migliorando i processi di qualità all’interno delle strutture.

Nell’aprile del 2019 la Federazione ha anticipato quanto poi inserito nei vari Decreti in materia di prevenzione del rischio pubblicando le “Linee di Indirizzo relative agli aspetti organizzativi, strutturali, procedurali, strumentali e di personale operativo per l’erogazione di adeguate prestazioni medico veterinarie nelle strutture per animali d’affezione: “è importante nella gestione di ambienti sanitari ridurre il rischio di selezionare e diffondere batteri resistenti. A tal è buona norma predisporre procedure interne scritte affinché ogni persona operante nella struttura le applichi per garantire il miglior livello di igiene iniziando dall’igiene delle mani come misura preventiva più importante per prevenire la trasmissione di microrganismi, oltre a utilizzo di dispositivi di protezione individuale, di disinfettanti e detergenti sia per gli ambienti sia per le attrezzature”.

Anche il ricorso alla Telemedicina nelle sue possibili forme ha grandi potenzialità di sviluppo; per questo FNOVI ha steso delle linee guida che sono state sottoposte al vaglio del Ministero della Salute.
La tele refertazione è oggi una realtà. La REV ha sicuramente dato un grande aiuto, ma non bisogna dimenticare che le prescrizioni sono atto medico e come tali devono essere gestite.

E’ anche opportuno ricordare che durante il lockdown si è registrata un’impennata delle adozioni/acquisti di pet, senza entrare sugli aspetti sociologici di questo, poiché si parla di oltre 3,5 milioni di animali in più adottati da persone che magari non avevano mai avuto un pet e che quindi si rivolgono poi a noi per tutte le informazioni e indicazioni, cercando una figura di elezione nella cura e nel benessere degli animali.

I nostri clienti sono cambiati, hanno molte pretese e cercano/trovano molte informazioni, in un mondo digitale e iperconnesso per cui richiedono sempre più qualità delle prestazioni, ma anche servizi a tutto tondo. Dato per scontato che le competenze e l’aggiornamento continuo oggi sono più che mai necessarie diviene fondamentale apprendere anche tecniche di comunicazione, nozioni organizzative e gestionali

I Medici Veterinari devono capire che indietro non si torna e che le strutture medico veterinarie devono essere gestite come aziende che svolgono attività di forte valore sociale poiché non si occupano solo di salute animale ma anche di salute pubblica e salute dell’ambiente tramite la cura e la prevenzione delle malattie e con l’uso responsabile dei farmaci in primis gli antibiotici.

Una prima analisi di questi mesi ci porta a valutare che vi è stato un aumento di richieste di prestazioni mv sia per l’aumento del numero dei pet, ma sicuramente ha avuto un ruolo importante il fatto che le persone sono state e stanno maggiormente a casa a hanno quindi maggiore attenzione agli animali stessi, poi non va sottovalutato anche il bombardamento mediatico sulle vaccinazioni e sulla stretta correlazione tra salute umana e animale hanno portato ad una maggiore attenzione agli aspetti di prevenzione.

Sul post pandemia, se di post si può parlare, ci sono stati molti studi, sondaggi e valutazioni anche nel nostro settore che hanno dato varie chiavi di lettura o analisi di aspetti particolari.

Un sondaggio condotto da SWG per Federchimica Aisa, l’associazione nazionale delle imprese della salute animale lo scorso marzo ha presentato dati d'opinione pubblica sul rapporto fra la pandemia e gli animali.
Per l'85% degli intervistati c'è un legame evidente fra salute umana, benessere animale e ambiente. Per il 62% la salute degli animali conta "molto”: in scala da 1 a 10, conta fra 8 e 10.  La commistione uomini-animali e lo scarso controllo sanitario degli allevamenti per il 76% degli intervistati ha contribuito alla pandemia. L'allerta su future pandemie di derivazione animale è alta per il 49% degli intervistati. Ridurre l'inquinamento e migliorare la salute degli allevamenti sono i due fattori sui quali si chiedono maggiori investimenti.  Anche se il concetto di One Health, risulta sconosciuto per oltre l’80% degli intervistati

Quando agli italiani viene chiesto di provare a ipotizzare quali possano essere gli interventi più urgenti da mettere in atto a livello istituzionale. Il 92% concorda sul bisogno di investire nella riduzione dell’inquinamento, così come nel mettere in atto pratiche significative per il miglioramento della qualità di vita degli animali allevati (92%); alte anche le percentuali di chi ritiene fondamentale intervenire a tutela della biodiversità (91%) e infine sulla necessità di migliorare la capacità di cura degli animali, da allevamento e domestici, sviluppando nuovi medicinali veterinari (88%).

Fonte: 
FNOVI
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