Le menti sono come i paracadute: servono solo se sono aperte.

Le menti sono come i paracadute: servono solo se sono aperte.

Il conflitto è una parte organica dell’essere umano e questa considerazione ci induce ad ammettere che il modo in cui vediamo le cose non è l’unico possibile. È per questo motivo che una società civile non rifiuta il conflitto ma lo accetta, come parte inevitabile e proficua della convivenza e della complessità che è tipica del nostro vivere moderno.
Tuttavia il conflitto, per poter mantenere un’accezione positiva, deve essere praticato secondo un sistema di regole costruttive e, quando non è possibile evitarlo, si deve agire per renderlo più breve e meno dannoso possibile.
L’inevitabile conflitto deve essere portato sul terreno di un dialogo di ogni genere (anche politico) e ciò presuppone prima di tutto la necessità di imparare ad ascoltare con mente aperta, non influenzata dai pregiudizi, dai preconcetti e dalle sovrastrutture, tutti elementi che riducono quando non aboliscono la capacità di reagire con efficacia e in modo adeguato all'azione e cioè all'argomento dell'altro.
L’ascolto delle ragioni dell’altro è il più potente strumento per disinnescare anche le semplificazioni che portano al conflitto, all’autoritarismo, alla violenza fisica e verbale.
Nella società di oggi è comune osservare chiare manifestazioni di diversi tipi di violenza in varie situazioni della vita quotidiana delle persone, fenomeno che si amplifica negli ambienti on line e, più degli altri, nei social network che possiedono effettivamente, dal punto di vista psicologico, caratteristiche che non solo incoraggiano il comportamento aggressivo ma amplificano e prolungano il suo impatto.
Risulta strategico, quindi, avere un’attenzione consapevole e praticare un ascolto attivo inteso come un processo che porta a un coinvolgimento completo e ininterrotto che consente di ridefinire la percezione dell’altro.
Questa modalità di interazione si palesa con la capacità di mettere in silenzio il proprio ego e la sua invadenza per lasciare spazio alla comprensione vera, riflettendo sui propri pregiudizi in modo da poter ascoltare realmente le ragioni dell’altro.
Questi concetti generali si possono applicare nella vita privata e nel lavoro e quali esercenti una professione intellettuale abbiamo il dovere etico e morale di un agire attivo e diligente, volto a ridurre nei nostri interlocutori (clienti, utenti, colleghi, cittadini, consumatori) la diffusa tendenza a ricorrere a precipitose semplificazioni, alla riduzione della capacità di esaminare accuratamente i temi attuali fondamentali, in un impegno autentico di approfondimento e comprensione utile a contenere i fenomeni di violenza ed a disinnescare il conflitto.