Cosa sono gli Ordini professionali, a cosa servono e quali funzioni svolgono: lo sappiamo davvero? Siamo tutti concordi?
Cosa sono gli Ordini professionali, a cosa servono e quali funzioni svolgono: lo sappiamo davvero? Siamo tutti concordi?
Si è concluso nei giorni scorsi il ciclo di incontri dal titolo “Gli Ordini professionali: enti sussidiari dello Stato - La Federazione incontra i Consigli Direttivi degli Ordini” che FNOVI ha realizzato al fine di condividere alcune informazioni utili per capire meglio di cosa si parla quando si fa riferimento agli Ordini professionali e avviare una riflessione in argomento e promuovere e sostenere un approccio consapevole da parte di chi questi organismi deve rappresentare e amministrare.
Da anni c’è un continuo dibattito intorno agli Ordini professionali, con due schieramenti contrapposti: da un lato, coloro che intendono preservarli e rinforzarli, e dall’altro chi li ritiene un freno al libero regime di concorrenza che caratterizza il mercato del lavoro e delle professioni. Non deve poi sottacersi la voce di chi li considera assolutamente inutili: istituzioni da rottamare perché del tutto inerti rispetto alle istanze che i professionisti esprimono.
Personalmente non condivido queste critiche e credo nel valore dell’Ordine professionale. Credo che sia un’istituzione utile, soprattutto al Paese, e credo che negli ultimi tempi abbia manifestato un maggiore impegno nella difesa del professionista, anche in Parlamento.
Sono fermamente convinta che la discussione aperta sia sempre uno strumento utile per il miglioramento. Ritengo che un dibattito sugli Ordini, sulla loro utilità e sul loro funzionamento possa essere di stimolo per una riforma, probabilmente più sostanziale di quella che ha preso il via dalla legge Lorenzin, in modo da cogliere al meglio il cambio radicale di organizzazione della professione che – fra l’altro – la digitalizzazione e l’internazionalizzazione ci impone.
La battaglia che si sta svolgendo in Italia attorno agli Ordini professionali ha un evidente contenuto simbolico. La posta attualmente in gioco non è solo l’introduzione di un regime di libera concorrenza all’interno del nostro sistema professionale. L’equiparazione delle professioni intellettuali all’impresa, che è la premessa concettuale di questo mutamento, rimanda infatti ad un nodo di portata storica.
Ciò che viene messa in discussione oggi è l’identità stessa delle professioni italiane, quale si è costruita nel corso della storia dell’Italia.
Io credo si debba ribadire che con il termine Ordine professionale si intende una istituzione di autogoverno di una professione riconosciuta dalla legge avente il fine di garantire la qualità delle attività svolte dai professionisti. Che il compito principale del sistema ordinistico è la tutela dei cittadini in relazione a prestazioni professionali che, essendo di tipo intellettuale, non sono sempre valutabili secondo standard normativi rigorosi.
Io ritengo non debba dimenticarsi la funzione primaria degli Ordini professionali che è quella di evitare eventuali esercizi illegittimi di determinate professioni regolamentate laddove per ‘professione regolamentata’ si intende un’attività esercitabile da soggetti in possesso di determinati requisiti e iscritti ad un Ordine professionale (a tale riguardo il Codice civile all’articolo 2229 sancisce che “la legge determina le professioni intellettuali per l’esercizio delle quali è necessaria l’iscrizione in appositi albi”).
Come peraltro autorevolmente sostenuto anche da molti sociologi, personalmente valuto che la crisi in cui versano attualmente tutte le professioni nel mondo occidentale sia dovuta alla perdita di quell’identità di civil service che fu ovunque all’origine del moderno professionismo. Non si può escludere che gli Ordini abbiano perso oggi la loro funzione per il fatto che le professioni non si identificano più nel modello del civil service, ma tendono ad assumere come unico referente il mercato.
In questo caso, la battaglia sugli Ordini professionali a maggior ragione simboleggia il conflitto tra due identità e due culture e tutti dovremmo impegnarci affinché l’esito dello scontro non ci veda destinatari passivi delle conseguenze.
Con l’occasione ricordo che tutti gli appuntamenti organizzati dalla Federazione, soprattutto quando connotati di una apprezzabile portata formativa/informativa, sono registrati e quindi pubblicati sul portale del nostro Ente - nella ‘area multimediale riservata’ (accessibile a tutti i medici veterinari dopo aver fatto il ‘login’) - così da essere fruibili per il maggior numero possibile di iscritti.