I MEDICI VETERINARI IN PRIMA LINEA NELLA ‘GUERRA’ ALLA PSA

A cura di Daniela Mulas
08/09/2023
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Dal 2014 il virus della Peste Suina Africana ha fatto la sua comparsa dapprima nella popolazione dei cinghiali e successivamente nei suini domestici di alcuni Paesi dell’Est dell’Unione Europea e si è diffuso successivamente anche in Belgio (in cui si è riusciti  ad eradicarlo) ed in Germania. In Italia il virus è stato rilevato a partire dal gennaio 2022 nei cinghiali nelle province di Alessandria, Genova, Savona e più recentemente Pavia, dove purtroppo sì sono rilevati alcuni focolai anche nei suini domestici, destando grande preoccupazione. Nel maggio del 2022 la sua presenza è stata riscontrata in alcune aree del comune di Roma e successivamente nelle province di Rieti. Nel corso del mese di maggio 2023 sono comparsi focolai dapprima in provincia di Reggio-Calabria e successivamente in Campania.

I focolai nel domestico da inizio epidemia al 7 settembre u.s. sono in totale 18, mentre i casi di malattia nei cinghiali notificati da inizio epidemia sono in totale 1.063.

La PSA, anche se non pericolosa per l’uomo, può’ causare enormi perdite economiche. Per via del suo alto potenziale di diffusione, grazie anche alla notevole capacità di resistenza nell’ambiente esterno, la sua presenza sul territorio e soprattutto l’eventuale interessamento degli allevamenti di suini comporta importanti conseguenze sul patrimonio zootecnico, con danni notevoli sulla salute animale e sul comparto produttivo, con ripercussioni sul commercio all’interno dell’Unione europea ed internazionale di animali vivi e dei loro prodotti, come i salumi tipici italiani.
Fondamentale l’applicazione delle misure di biosicurezza, i provvedimenti di restrizione alle movimentazioni di suini e dei prodotti l’identificazione precoce dell’infezione attraverso la sorveglianza passiva sulle carcasse di cinghiale rinvenute nell’ambiente, nonché il controllo dei suini morti negli allevamenti domestici.
Il problema è complesso e per la sua soluzione sarà necessario uno sforzo collettivo da parte di tutte le componenti della società civile, da parte delle Istituzioni coinvolte ma soprattutto dei medici veterinari che si trovano da sempre impegnati in prima linea dovendo far fronte alle numerose emergenze sanitarie del Paese.

Risulta imprescindibile il coinvolgimento dei medici veterinari libero professionisti, che rappresentano sentinelle del territorio e un anello fondamentale della catena di lotta alla PSA, unitamente alle comunità locali e ai cacciatori.
In questa, che memore dell’esperienza personale presso la Regione Sardegna, non ho difficoltà a definire con il termine “guerra”, non dobbiamo dimenticare che noi medici veterinari siamo uno degli elementi insostituibili, con il nostro ruolo di prevenzione e cura della salute degli animali.
Oggi siamo chiamati a contribuire attivamente e fattivamente a svolgere questo ruolo e lo dobbiamo fare con la consapevolezza che molto di quello che succederà nei prossimi mesi dipende anche da noi.
Nel momento in cui gli sforzi attualmente profusi per combattere la PSA sembrano non produrre i risultati desiderati e pertanto indurre al pessimismo, mi fa piacere ricordare che fino a pochi anni fa l’eradicazione del virus dalla Sardegna sembrava, almeno a molti, impossibile da raggiungere. Invece, lavorando duro, ci siamo riusciti e sono fiduciosa che arriverà presto il pieno riconoscimento di questo risultato.

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