Sulle modifiche dell’accesso al corso di laurea in medicina veterinaria
Sulle modifiche dell’accesso al corso di laurea in medicina veterinaria
Le cronache riferiscono (erroneamente) dei primi passi per ‘abolire il numero programmato’ per l’accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e medicina veterinaria, contenuti in un “testo base” approvato dal comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato. In verità si tratta di altro, il testo non abolisce il numero programmato, ma compie l’apprezzabile sforzo di superare l’attuale sistema di selezione cui va riconosciuto come unico pregio il fatto di essere “incorruttibile”. Il testo sconta però la mancata conoscenza del quadro di riferimento. Il numero degli accessi ai corsi di laurea in medicina veterinaria non può che essere programmato. Non serve essere un addetto ai lavori per comprendere che un accesso indiscriminato è inverosimile, a meno di pensare a una didattica erogata in grandi spazi o su più turni giornalieri, cosa che comporta assunzioni di personale docente e ausiliario, disponibilità di ospedali didattici adeguati al numero di studenti, in uno contesto vocato alle ristrettezze ed alla penitenza.
In pratica EAEVE in collaborazione con la Federazione dei veterinari europei (FVE) verifica ogni 7 anni (con report intermedi) la preparazione universitaria ed il riconoscimento dei livelli qualitativi delle strutture eroganti didattica medico veterinaria universitaria secondo i benchmark europei. In questo percorso, oltre all’assetto organizzativo, strutturale e di dotazioni tecnologiche vale il rapporto docenti/discenti che impegna il MUR in acquisizioni di mezzi e personale, e il rapporto studenti/casi clinici, cosa senza speranza, perché i casi clinici o ci sono o non ci sono e non c’è investimento economico che li produca. Ora nelle intenzioni l’accesso indiscriminato al primo semestre consentirà l’ammissione al corso di laurea di coloro che avranno acquisito tutti i CFU del primo semestre, collocati in una posizione utile in una graduatoria di merito nazionale. La programmazione degli accessi vedrà impegnati oltre ai Ministeri dell’Università e ricerca e della salute la Conferenza dei rettori e la Conferenza Stato Regioni e sperabilmente le professioni.
In medicina veterinaria è consolidato un meccanismo di reciproco riconoscimento europeo dei corsi di laurea, evidentemente sconosciuto a chi ha redatto il testo in parola. Oltre al controllo nazionale delle sedi e dei corsi di studio fatto dall’ANVUR, dal 1988 esiste una Autorità ufficiale europea (EAEVE) che accredita le strutture che erogano corsi in medicina veterinaria. L’autorità ha l’obbiettivo di armonizzare i programmi di studio agli standard minimi indicati dalla Direttiva dell’Unione Europea 2005/36.
È appena il caso di ricordare che l’attività medico veterinaria è erogata per l’85% da medici veterinari privati e che l’eventuale programmazione va oltre le esigenze del SSN. In un contesto di superamento dell’attuale sistema di selezione una variabile orfana è la motivazione, viviamo una professione che sconta gravi carenze in campo zooiatrico, per coprire il quale da tempo chiediamo un accesso ai corsi di laurea in sovrannumero su base motivazionale. In questo ambito ci sono esperienze internazionali da mutuare. In generale possiamo pensare al “testo base” licenziato dalla Commissione come una prima piattaforma di discussione, consci come siamo che il meccanismo dei test va superato, ma altrettanto consci che la selezione non potrà essere equa, semplicemente perché le valutazioni sono soggettive. Per il resto l’accesso ai corsi di laurea in medicina veterinaria non potrà ignorare il contesto internazionale, ed in particolare i paramenti EAEVE, non essendo nell’interesse del Paese mettere sul mercato profili fuori dal recinto regolatorio europeo.
Gli slogan e i commenti entusiastici di questi giorni si devono misurare con la reale volontà del nostro Paese di investire in formazione.
Qui sta il discrimine tra chiacchiere e realtà.