Il convegno ENPAV sulla veterinaria al femminile
Il convegno ENPAV sulla veterinaria al femminile
Ho sempre pensato che l’accesso ai corsi di laurea in medicina veterinaria fosse dovuto principalmente alla maggior determinazione ed impegno generale della componente femminile, più evidente negli anni della scuola secondaria. Ma questa cosa è parzialmente da sfatare.
Ho chiesto qualche dato per orientare un intervento al convegno promosso da ENPAV (Idee al centro. La professione veterinaria al femminile) che precedeva l’Assemblea dei delegati. Da quei dati è evidente che non è (solo) così. Nella platea di studenti che hanno partecipato alle ultime selezioni per accedere al corso di laurea in medicina veterinaria ed hanno indicato Padova come una delle possibili sedi rinveniamo una larghissima prevalenza di genere. Nella prova del 28 maggio dei 684 candidati 538 erano studentesse (il 79%) e nella prova del 31 luglio su 553 candidati 456 erano di femmine (82%). Il risultato finale per il Corso di laurea di Padova: dei 99 iscritti, 83 sono femmine e solo 16 i maschi. Ovvero è acclarato che verso le professioni “di cura” (questo accade anche in medicina umana e nelle professioni sanitarie) esiste uno spiccato interesse femminile. La nostra professione è destinata in tempi più o meno brevi ad essere esercitata da una importante prevalenza femminile.
La veterinaria al femminile trova ostacoli comuni alle altre professioni e la letteratura in argomento è ricca. Per descriverne le condizioni di esercizio abbondano termini tecnici e indicatori, a partire da quel “soffitto di cristallo”, la barriera che ostacola le donne dal raggiungere posizioni di responsabilità. Quella non è una barriera unica, ma composta da ostacoli visibili ed invisibili a livello individuale, interpersonale, istituzionale, culturale e di politica sociale. A partire dalla conciliazione tra i tempi di lavoro e di vita famigliare.
Dalle barriere verticali a quelle orizzontali. Altro problema è l’orientamento prevalente verso determinati settori e aree funzionali. Se in medicina umana l’ortopedia, la neurochirurgia, sono professioni prevalentemente maschili, in medicina veterinaria il settore degli animali da produzione è ambito quasi esclusivo dei colleghi maschi. Un settore questo in sofferenza per la già drammatica carenza di zooiatri.
Ricchezze e problemi insieme di una società e di una professione che cambia e deve rendersi capace di lavorare in team diversificati per generi e generazioni.
Bella la tavola rotonda e bravissime Laura Russo, Laura Cutullo, Brigitta Favi, Concetta Avallone, Sharon Alfei, Ilaria Cosco e Laura Gianneschi che hanno riempito di stimoli il pomeriggio di lavoro.